Coronavirus (COVID-19): Tamponi ed Esami Sierologici

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Oggi cercherò di chiarire alcuni aspetti inerenti i tamponi e gli esami sierologici per il Coronavirus. Si sente tanto parlare di questi due temi, che credo non siano del tutto chiari alla maggior parte della popolazione.

L’argomento è relativamente ostico, per cui proverò a spiegarlo nel modo più semplice possibile.

Tamponi: come sono svolti e cosa ci mostrano

Il tampone consiste nel prelevare una piccola quantità di muco dalla regione nasale e da quella faringea, tramite una sorta di lungo cotton fioc.

Il materiale prelevato viene successivamente esaminato, per ricercare la presenza di tracce del COVID-19. Se dovesse essere presente il virus, il tampone verrà definito positivo, in assenza, sarà negativo.

La presenza di un tampone positivo, in una persona che presenta sintomi, e cioè febbre e tosse, conferma la diagnosi di un quadro acuto di patologia COVID-19.

Tuttavia, può accadere che il tampone risulti positivo in un soggetto assolutamente privo di sintomi. In tal caso, si possono configurare due scenari:

1) il tampone, per puro caso, è stato eseguito ad una persona appena infetta che, quindi, risulta positiva perché ospita il virus, ma non ha ancora sviluppato la malattia; probabilmente, la stessa si renderà manifesta nelle settimane successive

2) il tampone ha identificato un cosiddetto “portatore sano“, cioè una persona che ha già sviluppato la patologia senza sintomi, ed è guarita.

Il tampone, quindi, è utile per confermare un dubbio diagnostico su un paziente sintomatico o per identificare la presenza di portatori sani, in gruppi di soggetti asintomatici.

Il limite della diagnostica legata ai tamponi è evidente: il signor Rossi, a cui viene fatto un tampone venerdì, che risulterà negativo, potrebbe infettarsi il martedì successivo! Ciò vuol dire che la negatività del tampone ci fornisce un’informazione molto limitata nel tempo.

Esami sierologici: cosa sono e come si distinguono dai tamponi

Gli esami sierologici consistono nel ricercare nel sangue gli anticorpi contro il virus.
Anche in questo caso, si possono avere solamente due tipi di risultati:

1) Test positivo, cioè presenza di anticorpi.
Tale risultato significa che la persona in esame ha avuto un contatto col virus, è guarita e, probabilmente, non potrà più essere infettata. Differentemente da quanto accade con il tampone, che è un dato fugace, la positività anticorpale è più stabile nel tempo. Pertanto, chi dovesse avere anticorpi nel sangue sa di essere guarito e, probabilmente, immune alla malattia.

2) Test negativo
Tale risultato indica che il soggetto esaminato non ha ancora contratto il virus e, quindi, è infettabile.

I test sierologici saranno determinanti per rispondere al più grande quesito epidemiologico attuale e, cioè, quale sia il reale numero di persone infettate dal COVID-19.

Inoltre, sarà possibile tentare di selezionare le persone che potranno riprendere l’attività lavorativa, senza rischio per sé e per gli altri. Per far ciò occorrerà, in realtà, incrociare i dati del tampone con quelli dell’esame sierologico.

Nella grande maggioranza dei casi, le persone con test anticorpale positivo presenteranno tamponi negativi, perché il sistema immunitario è stato in grado di eliminare il virus dalla superficie delle mucose. Conseguentemente queste persone non saranno infettive.

In una minoranza dei casi, potrà accadere che, soggetti che presentino titoli anticorpali positivi e che, quindi, siano immuni al virus, abbiano un tampone positivo, risultando, ancora, portatori sani contagiosi.

Questo strano fenomeno si spiega con un delicato equilibrio biologico che, a volte, si sviluppa tra i germi e il sistema immunitario, con la creazione di una sorta di equilibrio.

In tali casi, il germe rimane presente sulla superficie delle mucose, senza causare malattia, poiché il sistema immunitario è in grado di controllarlo, ma non di eliminarlo.

Un fenomeno del genere è rappresentato dai tanti bambini, che risultano portatori sani dello streptococco beta emolitico, con tamponi positivi, in condizioni di pieno benessere.

Come usciremo dall’infezione COVID-19?

In realtà dovremo imparare a convivere con il virus.

La situazione che stiamo vivendo può terminare solamente in un modo e, cioè, con l’ormai famosa “immunità di gregge”, che dovrà essere raggiunta a livello planetario.

Si tratta di una situazione biologica, in cui il numero di persone che presentano anticorpi protettivi, è talmente alto, da impedire la diffusione del virus alle poche persone ancora ricettive. Bisogna, infatti, ricordare che il virus può passare da una persona all’altra, soltanto se questa è priva di anticorpi.

D’altronde l’ immunità di gregge è il fenomeno che ha portato alla scomparsa di tutte le malattie epidemiche del passato. Il fattore importante sarebbe riuscire a raggiungere il livello critico di immunizzazione della popolazione, in maniera graduale.

Come possiamo raggiungere questo obiettivo?

Rallentando l’infezione con l’isolamento sociale, come stiamo facendo in Italia.
L’alternativa di lasciar fare al virus il suo decorso naturale, come inizialmente ipotizzato dal primo ministro inglese, provocherebbe un numero elevatissimo di vittime.

Naturalmente, l’avvento di un vaccino o di un farmaco antivirale specifico, potrà ridurre di molto le tempistiche che, purtroppo, si annunciano relativamente lunghe.

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