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Tonsillite criptico-caseosa: caratteristiche e sintomi

Si tratta di una patologia non grave, più frequente negli adolescenti e nei giovani adulti, rara nei bambini.

In realtà la definizione è erronea poiché non si tratta di un’infezione, come farebbe sospettare la dizione “tonsillite”. Il quadro clinico è caratterizzato dalla comparsa ripetuta, con frequenza variabile, di placche biancastre e maleodoranti a carico delle tonsille. La febbre è assente così come il dolore.

Il paziente avverte per lo più un senso di corpo estraneo accompagnato da un’alitosi e da sapore amaro e sgradevole in bocca.

Cause: l’origine della malattia

La tonsillite criptico-caseosa è legata al processo fisiologico di atrofia delle tonsille.

La tonsilla palatina è strutturata come un “alveare” con un’impalcatura fibrosa che contiene un tessuto di origine linfatica. Con l’adolescenza inizia il processo di involuzione tonsillare per cui si assiste ad una progressiva riduzione del tessuto linfatico.

In alcune persone, la marcata riduzione volumetrica del tessuto linfatico non viene assecondata dall’impalcatura fibrosa. Ne segue la comparsa di voluminose cripte vuote, dentro le quali si depositano detriti alimentari che, nel tempo, non venendo digeriti vanno incontro a processi putrefattivi causando il cattivo odore. Si forma così il detritus, detto anche caseum biancastro che riempie le cripte.

La diagnosi

La tonsillite caseosa, dal punto di vista ispettivo, somiglia molto alla tonsillite infettiva: le tonsille sono ricoperte da placche bianco-giallastre, in assenza di febbre e dolore.

È comunque necessario escludere una tonsillite cronica infettiva, con una visita specialistica che passi al vaglio la struttura e l’aspetto delle tonsille oltre che dei distretti linfonodali del collo, nonché gli esami ematochimici.

Come si cura la tonsillite criptico-caseosa

Come si può intuire, nella tonsillite criptico-caseosa, la terapia antibiotica è inutile, non trattandosi di un’infezione. 

Spesso la malattia si risolve da sé nel tempo quando il progressivo collasso dell’impalcatura fibrosa consente alle cripte di collabire non riempendosi più di detriti alimentari. Conviene quindi aspettare curando l’alitosi con collutori.

Nei casi più ostinati si esegue una tonsillectomia per liberare il paziente dal persistente fastidio causato dall’alitosi e dal senso di corpo estraneo in gola.

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