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mononucleosi infettiva

La mononucleosi infettiva è una patologia relativamente comune causata da un agente virale, il virus di Ebestein-Barr.

Il virus di Ebstein-Barr è un virus della famiglia degli herpesvirus, correlato con due importanti patologie tumorali virus-indotte: il linfoma di Burkitt ed il carcinoma rinofaringo, oltre che a 1/3 dei linfomi di Hodgkin e dei tumori gastrici.

Nella maggior parte dei casi il virus causa tuttavia un’infezione linfoproliferativa (ingrossamento di tonsille e linfonodi) autolimitante definita mononucleosi infettiva.

Come riconoscerla: i sintomi

La malattia appare all’inizio come una violenta tonsillite con notevole mal di gola e febbre alta. In quasi tutti i casi si associa un marcato gonfiore dei linfonodi del collo che conferisce al paziente un aspetto particolare definito “collo taurino” o “collo proconsolare”.

A differenza delle comuni tonsilliti, nella mononucleosi i sintomi sono sempre accompagnati da una grave compromissione delle condizioni generali per cui i pazienti appaiono stanchi. Proprio l’eccessiva stanchezza è uno dei sintomi che si potranno ritrovare a distanza dall’infezione iniziale, molti mesi dopo il contagio.

Quando l’affaticabilità si accompagna a infezioni ricorrenti, febbricola e fastidiosi dolori muscolari si configura il quadro della “sindrome della stanchezza cronica” o “fibromialgia”, una patologia emergente identificata nell’ultimo decennio, nella cui origine viene appunto chiamato in causa il virus di Epstein Barr.

La mononucleosi colpisce per lo più giovani adulti e si diffonde con le particelle virali contenute nella saliva. Per tale motivo, la malattia causa spesso epidemie nelle comunità giovanili (college) ed è anche nota come “la malattia del bacio” (kissing disease). Come vedremo tra poco purtroppo, per quanto non gravissima, la mononucleosi infettiva è una malattia che nasconde aspetti tutt’altro che romantici.

Vediamo adesso quali sono le particolarità di questa infezione e perché è tanto importante conoscerla e riconoscerla.

Decorso e conseguenze

Un primo concetto essenziale per comprendere le particolarità della mononucleosi è che il virus di Ebstein Barr causa un’infezione generalizzata, che in medicina viene definita “sistemica”, coinvolgendo, oltre tonsille e linfonodi del collo, anche:

  • la milza che si ingrossa notevolmente e comporta il rischio di rotture spontanee che possono condurre a gravi emorragie interne
  • il fegato che manifesta un’epatite e si gonfia con un aumento delle transaminasi che ne documenta lo stato di sofferenza
  • il sangue, come dimostra la formula leucocitaria che appare stravolta per l’abbondanza di cellule definite monociti, da cui deriva il nome alla malattia.

Le anomalie a livello ematico sono notevoli: l’esame del sangue è talmente alterato che fino agli anni ’70 per i medici era difficile distinguere le fasi iniziali di una mononucleosi infettiva da una leucemia acuta! In effetti il virus, pur causando all’inizio una tonsillite, ha come bersaglio principale proprio il sangue e più esattamente i globuli bianchi e quindi il cuore del sistema difensivo.

Durata degli effetti

La mononucleosi infligge alla sua vittima dei danni che durano molto più a lungo rispetto al decorso clinico della tonsillite, proprio a causa della successiva lunga immunodeficienza. Nella pratica clinica è un’esperienza comune che pazienti normalmente poco recettivi per malattie infettive, dopo aver subito una mononucleosi infettiva iniziano a manifestare una sequenza impressionante di altre infezioni come tonsilliti, broncopolmoniti, otiti, pleuriti con gravi conseguenze sulla vita di relazione e sull’attività lavorativa. La debolezza immunitaria e la spossatezza si manifestano sia nei bambini che negli adulti e persistono in genere per almeno 6 mesi.

La tipica facilità ad ammalarsi e la grande stanchezza spesso risultano molto allarmanti per i pazienti che, improvvisamente, si trovavo a vivere una situazione di disagio persistente, di cui non hanno esperienza nella propria vita, proprio per la peculiare lunga persistenza del virus.

Per tale motivo, insieme ad altri virus (Herpes Zooster,Herpes simplex, Virus dell’epatite B, virus dell’epatite C, HPV e CMV e) il virus di Ebstein Barr viene inserito dai medici che praticano medicina biologica in una lista denominata dei 7 Killer, cioè 7 virus che provocano danni ben superiori a quelli che appaiono al momento dell’infezione poiché sono virus “persistenti”, che il sistema immunitario fatica ad eliminare (vedi articolo su HPV e tumori orofaringei).

Come comportarsi

La diagnosi di mononucleosi infettiva risulta oggi più agevole per la disponibilità di test specifici per il virus. Purtroppo il test diventa positivo solo dopo una decina di giorni dall’inizio dei sintomi e, per tale motivo, la diagnosi precoce si basa ancora sulla clinica.

In caso di sospetta M.I. occorre quindi seguire le indicazioni del medico ed attenersi ai consigli sulle cure. In particolare è importante:

  • sospendere ogni attività sportiva sia per il pericolo di danni traumatici al fegato ed alla milza, che per la debolezza generalizzata
  • concedere al proprio fisico il riposo indispensabile per la ripresa
  • correggere l’alimentazione eliminando grassi, fritti ed alcolici poiché il fegato è molto sofferente e prediligere i carboidrati (pasta, riso, cereali in genere, patate etc) che forniscono energia senza affaticare il sistema digestivo
  • contrastare il dolore che rende difficile l’alimentazione con un’adeguata terapia, senza tuttavia eccedere con i farmaci
  • gli antibiotici, trattandosi di una patologia virale, non hanno una razionalità d’uso. In particolare si osserva spesso una reazione allergica cutanea con la comparsa di un diffuso esantema in seguito alla somministrazione di penicilline.
  • è opportuno utilizzare prodotti immunostimolanti per contrastare la debolezza del sistema difensivo

Alla luce della pericolosità del virus EBV è quindi opportuno che i pazienti seguano nei mesi successivi all’infezione un trattamento con prodotti specifici miranti a debellare il virus e consentirne l’eliminazione dal corpo. In tale contesto si inquadra anche un doveroso controllo della sierologia, verificando il livello del titolo anticorpale anche a distanza di diversi mesi dall’infezione.

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