All’interno del naso si trovano i “turbinati” che potremmo definire i “filtri del naso”. Si tratta di strutture spugnose piene di sangue in grado di gonfiarsi e sgonfiarsi, regolando finemente il flusso di aria secondo un sistema cibernetico. Il naso è infatti dotato di una rete nervosa che tramite sensori valuta la temperatura e l’umidità dell’aria e di conseguenza modifica i flussi di aria in funzione di tali parametri (vedi funzione del naso). I turbinati presentano una funzione definita ciclo nasale per cui, con un ritmo di circa 4-6 ore, i turbinati di un lato si gonfiano ostruendo parzialmente la cavità nasale che li ospita e mettendola “a riposo” (cioè con minimo passaggio di aria), mentre quelli del lato opposto si rimpiccioliscono consentendo il massimo flusso aereo da quel lato. I turbinati sono la struttura del naso che gonfiandosi repentinamente nel corso di un raffreddore o durante una crisi allergica è responsabile della repentina ostruzione della cavità nasale.

I turbinati possono ammalarsi per diversi fattori che ne influenzano negativamente la funzione:
  • ripetuti raffreddori
  • malattie allergiche
  • esposizione lavorativa a fumi o polveri irritanti.
In realtà, indipendentemente dalla causa, uno stato di malattia a carico dei turbinati produce sostanzialmente due tipi di disturbi:
  • ostruzione nasale
  • secrezione di muco
Il quadro morboso più comune è la “rinopatia cronica ipertrofica“, nota anche come “ipertrofia dei turbinati”. Si tratta di una patologia estremamente comune e molto fastidiosa. L’inizio è quasi sempre subdolo: i turbinati gonfi otturano il naso dapprima in maniera incostante, poi sempre più continua. Il disturbo si aggrava sempre la sera quando ci si stende a letto, poiché in tale posizione si crea un ingorgo delle vene dei turbinati che non riescono a scaricare il sangue verso il cuore. Ciò causa un ristagno di sangue nei turbinati che si gonfiano a dismisura. Il paziente ha la sensazione di avere un raffreddore altalenante, in rapido peggioramento con il clima freddo ed umido.
turbinato inferiore sinistro
Turbinato inferiore sinistro normale
ipertrofia del turbinato inferiore
Ipertrofia del turbinato inferiore

Dopo un certo periodo di tempo, la maggior parte delle persone inizia ad utilizzare gli spray decongestionanti che danno un immediato sollievo ma non portano alla guarigione del processo flogistico. L’uso protratto dei decongestionanti e la mancanza di cure adeguate consente la cronicizzazione della malattia: i momenti di chiusura nasale divengono sempre più frequenti, l’uso degli spray decongestionanti diventa eccessivo ed il loro effetto sempre più breve. A questo punto si è ormai innescato un circolo vizioso, che finisce per condurre al blocco totale e persistente del naso.

La terapia

Come sempre la migliore scelta è la prevenzione! Occorre ricordare una nota elementare: il raffreddore dura circa 7 giorni. Ogni ostruzione di durata superiore è sicuramente espressione di una malattia che, se non curata tempestivamente, può portare all’intervento chirurgico.

Terapia medica

Se il problema non persiste da molto tempo è possibile che terapie locali con prodotti ad azione antiflogistica, opportunamente protratte nel tempo, possano riportare i turbinati ad un corretto funzionamento.

Terapia chirurgica
Se la terapia medica non dovesse essere efficace, occorrerà ricorrere ad un trattamento chirurgico definito turbinoplastica che consiste nella riduzione del volume dei turbinati con il conseguente miglioramento del passaggio di aria nel naso. La turbinoplastica comprende diversi gradini, a seconda del livello del problema:
  1. Turbinoplastica a radiofrequenze o risonanza quantica molecolare
    Si tratta di tecniche mini-invasive, che vengono eseguite in D.H., quindi senza ricovero. Sono efficaci in un numero elevato di casi, dando una risposta positiva circa nell’80% dei pazienti. Rappresentano il 1° gradino del trattamento non essendo dolorose, non comportando ospedalizzazione nè l’uso di tamponi nasali. Cliccare qui per scaricare la brochure sulla chirurgia a radiofrequenza.
  2. Turbinolastica laser o turbinolastica convenzionale
    Vengono eseguite in anestesia generale e quindi in regime di ricovero. Ognuna delle tecniche ha delle particolarità, in base alle quali lo specialista deciderà quale adottare per il singolo paziente. Tutte sono accomunate oggi da un dato sicuro: il trattamento è poco fastidioso. Nella tecnica laser è possibile evitare l’applicazione di tamponi nasali e la degenza risulta quindi più breve.

La chirurgia dei turbinati è sicura ed affidabile. Nelle mani di un chirurgo esperto il risultato finale è sempre un sicuro ripristino della funzione nasale.

F. A. Q.

L’intervento classico è doloroso?
R: La chirurgia del naso ha una, meritata, pessima fama tra la popolazione. Possiamo affermare che oggi, con l’associazione di tecniche chirurgiche moderne e ottimali scelte farmacologiche, si ottiene una fase post-operatoria sostanzialmente libera dal dolore. La maggior parte dei pazienti riferisce solamente un lieve mal di testa.
Dopo l’intervento avrò necessariamente i tamponi?
R: Dipende. Se l’ipertrofia dei turbinati è di tipo osseo o misto i tamponi saranno necessari: Nei casi più comuni di ipertrofia mucosa è possibile evitare il tamponamento, a patto che non sia associata una chirurgia del setto nasale. In tutti i pazienti trattati con radiofrequenza o risonanza quantica molecolare il tamponamento non è necessario.
L’asportazione dei tamponi è fastidiosa?
R: No. I moderni tamponi sono delle morbide spugne, denominate MEROCEL, che diventano viscide e scivolano fuori dal naso in un attimo senza causare dolore.
Dopo l’intervento avrò ematomi, sarò gonfio in faccia?
R: Con le tecniche utilizzate nella moderna chirurgia non si ha alcuna alterazione visibile del volto, anche nell’immediata fase post-operatoria.
Dopo l’intervento inizierò subito a respirare bene?

R: No. Ovviamente l’intervento è un trauma per le strutture nasali che, per diversi giorni, rimarranno gonfie come durante un raffreddore e produrranno molte secrezioni. Il mix di edema e secrezioni provoca un’ostruzione che perdura, generalmente, fino alla visita di controllo.