vertigine posizionaleTra le varie forme di patologia dell’equilibrio, la vertigine posizionale occupa un posto molto particolare, trattandosi di una forma di disturbo molto diverso da tutte le altre vertigini. I sintomi tipici sono caratterizzati da una vertigine intensa ed improvvisa, che insorge durante il movimento di alzarsi dal letto al mattino o nel coricarsi la sera. Tipicamente la vertigine dura una manciata di secondi ed ha un caratteristico andamento che viene definito a “crescendo-decrescendo”. Il disturbo si ripresenta quasi costantemente nei giorni successivi all’esordio, sempre ed esclusivamente durante i movimenti di coricarsi ed alzarsi, oltre che durante il riposo notturno quando si gira la testa dal lato malato.
Per il suo esordio improvviso e violento, la vertigine posizionale spaventa sempre moltissimo i pazienti che ne sono affetti, travolti da un malessere breve ma violento, di cui non riescono a comprendere le cause.

La genesi della vertigine posizionale

Dentro le due orecchie sono posizionati dei sensori di equilibrio che hanno la forma di un’ampolla scavata nell’osso, colma di un liquido definito endolinfa. All’interno delle ampolle ossee sono posizionati i sensori del nervo dell’equilibrio, fatti come una serie di antenne verticali, su cui poggia una lamina di cristalli definiti otoliti. Ad ogni movimento del capo gli otoliti, essendo più pesanti della linfa, causano una deflessione delle “antennine” del nervo, definite tecnicamente ciglia, che inviano un segnale al cervello informandolo sulle variazioni di posizione della nostra testa nello spazio.
Il principio di funzionamento ricorda la livella utilizzata dai muratori. Alla base dell’insorgenza della malattia vi è il distacco di un frammento di cristalli dalla lamina degli otoliti. Il frammento staccato cade e si deposita sul fondo dell’ampolla tra i sensori del nervo e, finché restiamo in posizione verticale, non causa alcun disturbo. Durante il movimento di sdraiarsi o alzarsi gli otoliti distaccati rotolano all’interno dell’ampolla dando un violento impulso ai sensori, che a loro volta inviano al cervello un improvviso e forte segnale di rotazione. Il fenomeno si ripete poi ogni volta che si assume la posizione orizzontale. Durante il giorno in genere i pazienti affetti dalla vertigine posizionale accusano solo un vago senso di instabilità, senza episodi forti di giramento di testa.
Il nome scientifico della malattia è vertigine posizionale parossitica benigna, per comodità abbreviato a VPPB, e contiene già la spiegazione del disturbo che è una vertigine, posizionale poichè insorge solo in una certa posizione, parossistica perché è caratterizzata da un inizio violento ed improvviso, benigna poiché tende a guarire, a differenza di altre forme di vertigini posizionali causate da altre malattie, che invece non guariscono con il trattamento riservato alla VPPB.

Diagnosi e cura

La diagnosi di VPPB viene posta durante una consultazione ORL in base all’anamnesi ed all’obiettività clinica. Una volta posta la diagnosi di vertigine posizionale benigna in genere lo specialista opta per un trattamento diverso da quello di tutte le altre forme di vertigine. In questo caso, infatti, si tratta di un problema meccanico, causato dall’urto sul nervo dei cristalli distaccati e, pertanto, i trattamenti farmacologici con i comuni farmaci antivertiginosi hanno poco senso e sono inefficaci. Risulta invece molto efficace programmare ed eseguire una manovra liberatoria. Si tratta di fare eseguire al paziente dei movimenti della testa e del corpo secondo una ben determinata sequenza, che porta gli otoliti distaccati ad uscire dall’ampolla in cui sono incastrati, “liberando” improvvisamente e definitivamente il paziente dal disturbo. Se la manovra va a buon fine, il paziente avverte durante l’esecuzione una breve e violenta vertigine che gira in senso inverso rispetto a quella presente durante le crisi e viene definita vertigine liberatoria poiché coincide con la fuoriuscita degli otoliti dall’ampolla. Nei casi dubbi, in cui la vertigine non presenti i classici aspetti della VPPB e non risponda alle manovre liberatorie, è opportuno, sempre seguendo il consiglio dello specialista, eseguire altri approfondimenti diagnostici con una video-oculo-nistagmografia ed, eventualmente, una risonanza magnetica dell’encefalo, per escludere altre cause del disturbo.