L’orecchio può essere danneggiato da suoni molto violenti, che possono portare ad una perdita di udito. Fondamentalmente si distingue tra un trauma acustico “cronico” ed un trauma acustico “acuto“:
  • Il trauma acustico cronico costituisce una patologia relativamente comune nella medicina del lavoro ed è dovuto all’esposizione per lunghi periodi di tempo a fonti sonore di intensità superiore a 85 dB.
  • Si definisce “trauma acustico acuto” un evento che porti ad una breve esposizione ad onde sonore con un’energia molto alta, superiore ai 120 dB.

Le onde sonore sono onde meccaniche, come quelle del mare. Per fare un paragone potremmo dire che un’onda sonora con un’intensità di 120 db ed oltre potrebbe essere paragonata ad uno tsunami, un’onda alta e violentissima, che colpisce le delicate strutture dell’orecchio. Il violento impatto può danneggiare la parte meccanica portando a lacerazioni della membrana timpanica, ma più frequentemente avviene un danno a livello delle strutture nervose dove i liquidi dell’orecchio interno ( perilinfa ed endolinfa) generano a loro volta una violenta onda che strappa e danneggia i recettori uditivi. Per motivi anatomici, la violenza dell’onda perilinfatica si abbatte quasi esclusivamente sul settore che veicola le frequenze di 4 e 6 kHz, che corrispondono a suoni molto acuti.

Il trauma acustico acuto può insorgere in seguito a detonazioni, scoppio di petardi ed esplosioni in genere. In seguito al trauma acustico nell’orecchio colpito compare immediatamente un forte fischio definito acufene, che si associa ad una sensazione di ovattamento dell’orecchio e di calo di udito. In genere conviene attendere almeno alcune ore prima di allarmarsi. Se infatti l’energia acustica in gioco è stata sufficiente per danneggiare l’orecchio ma non in modo permanente, entro alcune ore si dovrebbe assistere al calo del fischio ed alla ripresa dell’udito. Tale quadro, molto noto ai ragazzi che frequentano la discoteca e che tornano a casa sordi, ma dopo aver dormito si svegliano senza avere più disturbi, configura il cosiddetto T.T.S., un acronimo inglese che significa Temporary Threshold Shift, cioè ” modifica temporanea della soglia uditiva”. Nei casi in cui trascorse più di 24 ore la sintomatologia non presenta alcun miglioramento occorre mettersi subito in contatto con un specialista otorino. Probabilmente si tratta di un danno più serio, definito P.T.S., cioè Permanent Threshold Shift. In tal caso è necessario avviare al più presto un trattamento medico, a volte con farmaci a domicilio. A volte il danno all’orecchio è particolarmente grave e lo specialista ORL decide per l’ospedalizzazione immediata con esecuzione di una terapia farmacologica infusionale.