le nuove frontiere della tecnologiaIl seguente articolo mi sta particolarmente a cuore poiché i nuovi farmaci biologici, basati su sostanze rigorosamente naturali, prodotti con criteri altamente scientifici e verificati con studi clinici di alto livello, rappresentano quella che amo definire la “medicina naturale 2.0“. Si tratta di un approccio che sta cambiando il modo di comprendere le patologie e, quindi, di curarle. Nel mondo vengono infatti assunti troppi farmaci e per periodi troppo lunghi!!

Vediamo alcuni dati: “negli ultimi 30 anni la mortalità da avvelenamento farmacologico negli U.S. è aumentata del 300%. Nel decennio 1999-2009 sono decedute per farmacopatia 304.087 persone (Rosseu et Al., 2013), impressionante numero 6 volte superiore a quello dei soldati americani morti durante l’intervento militare U.S. in Indocina in un equivalente arco di tempo (1965-1975)” (Milani, La Med. Biol., 2014/1; 25-34). L’ obiettivo da raggiungere è rappresentato dalla riduzione del carico farmacologico della popolazione che, come dimostrano gli studi dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità, paradossalmente rappresenta una delle prime cause di patologia e di mortalità. La diffusione della conoscenza di queste nuove terapie nella classe medica potrà certamente aiutare a limitare il consumo di farmaci chimici. A titolo personale ammetto di non riuscire più a fare a meno di questi nuovi prodotti nella mia pratica clinica quotidiana, poiché offrono eccellenti risultati senza i pericoli e gli inevitabili effetti collaterali dei farmaci comuni. Attualmente l’utilizzo dell’ approccio di cura biologico all’interno della classe medica è tuttora alquanto limitato poiché i prodotti non fanno ancora parte dei protocolli di cura standard del sistema sanitario nazionale.

osler
“Uno dei primi doveri del medico è educare le masse a non prendere medicine”
William Osler

La medicina fisiologica di regolazione

La medicina moderna, a fronte dei grandi progressi registrati nel passato, fatica a dare una risposta soddisfacente a molte malattie croniche tra cui la sindrome allergia, le malattie reumatiche, la psoriasi e le sindromi autoimmuni come il Morbo di Crohn e la colite ulcerosa. Per la cura di tali patologie oggi disponiamo di farmaci potenti come gli antinfiammatori, che purtroppo, a fronte dei numerosi effetti collaterali che possono arrecare, sono solo dei sintomatici, e quindi alleviano i sintomi ma non incidono sulla genesi della malattia. Negli ultimi anni è avvenuta una svolta epocale che ha aperto nuovi orizzonti nella cura delle patologie croniche, fornendo una speranza di cura alternativa: è nata la Medicina Fisiologica di Regolazione (M.F.R.), definita in inglese P.R.M. (Physiologic Regulation Medicine).
Andiamo per ordine. Il nostro organismo è composto da ben 40 mila miliardi di cellule che non possono vivere ognuna per sé, ma ovviamente, devono comunicare tra loro per coesistere felicemente riuscendo a farci sopravvivere in un ambiente che, se non possiamo definire ostile, non è sempre amico dell’uomo. Dopo la scoperta degli ormoni con cui comunicano le ghiandole endocrine, negli anni ’70 è stata individuata una sostanza definita allora interleuchina 1, un peptide prodotto dai globuli bianchi (le cellule difensive) per interagire (inter-leuchina = “tra i globuli bianchi”). In seguito sono state scoperte altre 16 interleuchine, oltre altre sostanze con cui le cellule si scambiano informazioni.
Ci si è lentamente resi conto che l’informazione è l’essenza della vita!! Ciò significa che stiamo di giorno in giorno scoprendo che le cellule del nostro organismo sono organizzate in una sorta di gigantesca chat e comunicano continuamente tra loro. Le cellule parlano tramite sostanze definite messenger molecules, trasmettendosi importanti “istruzioni di funzionamento” per il nostro corpo. Le principali molecole implicate in questo network di sostanze sono:
  • neuropeptidi (messaggeri del sistema nervoso)
  • citochine (messaggeri del sistema immunitario)
  • ormoni (messaggeri del sistema endocrino
  • fattori di crescita che regolano il funzionamento dei tessuti

Recenti studi stanno dimostrando che lo stato di salute è caratterizzato da un equilibrio tra le sostanze messaggere che si altera nelle malattie. Ovviamente, dopo la scoperta delle molecole messaggere il mondo scientifico ha tentato di utilizzarle in campo terapeutico. Uno dei primi utilizzi ha riguardato l’uso dell’interferone per la cura delle epatiti virali. Purtroppo l’uso clinico di questi che vengono definiti “farmaci biologici” è sempre stato limitato dai gravissimi effetti collaterali causati dalla somministrazione di citochine ed interleuchine a concentrazione farmacologica. Una nuova speranza è stata fornita dalla Medicina Fisiologica di Regolazione. La M.F.R. si basa su un concetto di cura rivoluzionario: curare le malattie dell’organismo sfruttando le molecole messaggere somministrate in una nuova forma farmacologica che consenta di correggere gli squilibri esistenti eliminando il pericolo degli effetti collaterali. L’intuizione della M.F.R. consiste nell’aver trovato una modalità di ricreare i messaggi con cui comunicano le cellule del nostro corpo, dopo che ne è stato “decodificato” il linguaggio: possiamo dire che i farmaci della Low Dose Medicine letteralmente “parlano alle cellule” e dicono loro cosa devono fare o non fare. Si tratta di un concetto di terapia assolutamente rivoluzionario!! Per ovviare al problema degli effetti collaterali negli ultimi anni, un gruppo di medici italiani, ha messo a punto una metodica di preparazione farmacologica, la Sequential Kinetic Activation, che, partendo dalle classiche molecole messaggere, consente di mettere a punto nuovi farmaci efficaci anche con basse dosi di principio attivo. L’uso delle microdosi garantisce l’assenza dei gravi effetti collaterali che le molecole messaggere avrebbero ai dosaggi farmacologici standard, mentre l’attivazione con S.K.A. ne consente l’efficacia, come dimostrato in numerosi studi clinici: è nata la Low Dose Medicine. Si tratta di una svolta epocale che, come detto, orgogliosamente, dobbiamo alla ricerca italiana. La nuova metodologia di cura per molte patologie croniche è basata sulla sovrapposizione tra le Molecole Messaggere somministrate in “Low Dose S.K.A.” ed i farmaci convenzionali. Si effettua un cosiddetto “overlapping terapeutico”, cioè una sovrapposizione terapeutica, che consente di ridurre significativamente l’uso dei farmaci chimici e, quindi, l’intossicazione del paziente.

Un paradigma di questo nuovo approccio curativo è, ad esempio la cura dell’allergia. La patologia allergica si genera poiché, nei soggetti predisposti, il sistema immunitario produce troppe cellule di un certo tipo, definite linfociti Th 2b che, a loro volta, danno avvio ad una sequenza di eventi che porta allo sviluppo del problema allergico. Questo “errore del sistema immunitario” viene definito il peccato originale che sta alla base dell’allergia. Ergo troppi linfociti Th 2b = allergiaI più comuni farmaci antiallergici, gli anti-istaminici, devono la propria efficacia ad un’azione di blocco della fase finale della reazione allergica. Quando entrano in contatto con la sostanza che scatena la crisi allergica, le cellule del sistema immunitario responsabili dell’allergia, molto abbondanti nei soggetti predisposti, liberano infatti istamina, sostanza che causa starnuti, naso chiuso, congiuntivite, prurito, asma. La moderna medicina fisiologica di regolazione invece di bloccare l’istamina, utilizzando specifiche molecole messaggere, “comunica” con il sistema immunitario, inducendolo a produrre meno linfociti Th2b, responsabili dell’allergia: l’effetto è straordinario, come dimostrano ormai migliaia di pazienti allergici trattati con successo con questo approccio. La risposta ai farmaci della P.R.M. è pronta, i pazienti migliorano e, ovviamente, possono ridurre il consumo di cortisone ed antistaminici abbassando il proprio carico farmacologico e quindi di intossicazione della “matrice tissutale”.
Come è avvenuto per l’allergia, molte diffuse patologie croniche, come ad esempio la psoriasi e l’eczema, stanno trovando una risposta adeguata con i nuovi trattamenti basati sulle citochine, documentati da studi medici pubblicati su autorevoli riviste scientifiche. Il paradigma della Low Dose Medicine si sta dimostrando inoltre efficace anche nella terapia antinvecchiamento, nelle malattie autoimmuni (colite ulcerosa, morbo di Crohn. artrite reumatoide) e nelle patologie infettive da virus persistenti (mononucleosi, infezioni da C.M.V., H.I.V., virus del papilloma, virus dell’epatite). I nuovi farmaci si dimostrano molto efficaci anche in oncologia. Uno dei meccanismi fondamentali per lo sviluppo di un tumore è infatti la cosiddetta “tolleranza immunologica” basata su una serie di meccanismi messi in atto dalle cellule tumorali per evitare l’attacco da parte del sistema immunitario. Somministrando adeguati cocktails di citochine S.K.A. si può correggere tale sbilanciamento, rimettendo le cellule del sistema immunitario in grado di dare la caccia alle cellule malate e di distruggerle. I moderni prodotti della Medicina di Regolazione sono inoltre utili per modulare la funzione di ghiandole endocrine con problemi di funzionamento (ipotiroidismi, iposurrenalismi) e per stimolare la funzione di tessuti danneggiati, come nel caso delle cosiddette neurotrofine.
La Medicina Fisiologica di Regolazione rappresenta sicuramente una delle più interessanti frontiere della medicina moderna ed una grande speranza per la cura di patologie che altrimenti richiedono dosi protratte di farmaci relativamente tossici. Siamo alle soglie di una rivoluzione nel modo di approcciare le malattie. Con piacere vediamo negli ultimi anni che anche la medicina accademica si sta avvicinando con interesse crescente a questo approccio, in quanto sperimentazioni controllate con l’uso dei farmaci della Low Dose Medicine sono in corso in diverse università italiane e, presto, partiranno i primi Master universitari centrati su questo nuovo metodo di cura.

La medicina rigenerativa

La medicina rigenerativa deve il suo nome all’utilizzo di sostanze naturali in grado di agire sulle cellule staminali umane, presenti in tutti gli organi del corpo umano, stimolandole ad attivarsi e letteralmente “riparare” i tessuti danneggiati. Le stesse sostanze sono in grado di agire sulle cellule staminali tumorali inducendole a frenare la propria replicazione selvaggia. Tutto parte dalla recente scoperta di sostanze definite fattori di regolazione embrionari, sostanze presenti nei tessuti dell’embrione, che regolano il funzionamento del DNA. Se si riflette bene, nell’embrione, da una cellula (l’uovo fecondato), definita totipotente, si sviluppano in 9 mesi ben 252 tipi di cellule altamente specializzate (cellule nervose, muscolari, ossee, cutanee, endocrine etc.) e, a fine gestazione, il neonato è composto da ben 40.000 miliardi di cellule, più del numero totale di tutte le stelle dell’universo. Com’è possibile che, durante una moltiplicazione così tumultuosa, non accada che qualche cellula impazzisca, dando luogo alla formazione di un tumore? Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che gli embrioni possono sviluppare malformazioni, ma non tumori, poiché possiedono dei fattori di regolazione embrionari che regolano dei geni del DNA e proteggono l’embrione da una mutazione maligna. Il gene più noto si chiama “p53“, definito “oncosoppressore” ed è talmente potente nella sua azione di controllo, da essere definito “the guardian of the baby”. La somministrazione di fattori di regolazione embrionari , quindi sostanze assolutamente naturali, ha dimostrato sia in laboratorio che in trial clinici, la capacità di rallentare, ed in alcuni casi arrestare, la proliferazione cellulare di diversi tumori. Tra le neoplasie più sensibili vanno citate l’epatocarcinoma primario, il neuroblastoma, il tumore al colon, il cancro della mammella. Sono in corso altri studi clinici riguardante ulteriori tipi neoplastici. Recentemente si è scoperto che il fattori di regolazione embrionari agiscono sulle cellule tumorali poiché queste, in realtà, sono cellule staminali mutate. Ciò ha suggerito una possibilità di utilizzo della medicina di rigenerazione nelle malattie degenerative. Gli studi in corso, in particolare su malattie degenerative della retina, che provocano cecità negli anziani, stanno dando ottimi risultati, dimostrando che tale settore costituirà uno dei principali canali di sviluppo della metodica di cura. L’attivazione delle cellule staminali rende inoltre la medicina di rigenerazione una potente arma nella cosiddetta “terapia anti-aging”, cioè nel trattamento che cerca di frenare i processi involutivi dei vari organi dovuti all’avanzare dell’età.

La terapia bioprotica

Tra le nuove terapie, che stanno modificando il modo di curare molte malattie con l’uso di sostanze e tecnologie non invasive, spicca l’uso di batteri per combattere batteri. Per avere una vaga idea del rapporto tra gli esseri umani ed i batteri occorre riflettere su alcuni dati: si stima che in un adulto medio il peso della massa batterica sia di circa 2,5 kg!! Di questi quasi 1,5 kg sono localizzati nell’intestino. Per tale motivo oggi si parla dell’uomo come di un ecosistema composto da uomo+ batteri. I batteri interagiscono con noi sin dalla nascita, ci aiutano a difenderci dalle aggressioni di altri batteri e producono sostanze che condizionano la nostra esistenza, addirittura modificando anche il nostro umore. Ci sono interessanti studi che dimostrano ad esempio che i bambini affetti da autismo presentano una concentrazione particolarmente elevata di clostridi e candida albicans nell’intestino mentre di recente si stanno delinenando interessanti rapporti tra alterazioni della flora batterica intestinale e la depressione!! Usare i batteri per combattere i batteri è un’idea geniale: nel mondo microbiologico ogni specie batterica deve difendere la propria esistenza da ceppi batterici simili, che vanno ad occupare gli stessi territori o meglio la stessa “nicchia ecologica”. In realtà un esempio è già ben noto e consiste nell’uso dei fermenti lattici per contrastare la proliferazione di batteri anaerobi e miceti nell’intestino dopo e durante le terapie antibiotiche. Tale approccio viene definito “probiotico”. La probiosi ricorre all’uso di ceppi batterici colonizzanti l’intestino, capaci di determinare benefici per l’ospite con un’azione diretta sull’intestino ed indiretta sul sistema immunitario. In tal caso l’effetto della somministrazione dei concentrati batterici (fementi lattici) consiste in una “occupazione del territorio”. Studi recenti dimostrano però come non serva, e a volte sia controproducente, “buttar dentro fermenti lattici a caso” ma piuttosto sia necessario adattare le scelte ai diversi problemi che si pongono.

Una novità riguarda invece la scoperta che alcuni ceppi batterici producono sostanze tossiche solamente nei confronti di batteri filogeneticamene vicini per impedire che questi possano andare ad invadere i loro spazi vitali. Il caso più importante per l’ORL riguarda lo streptococco piogene, responsabile della maggior parte delle tonsilliti ed otiti batteriche. Si è infatti scoperto che uno streptococco non patogeno per l’uomo, lo Streptococco salivarius, produce delle sostanze definite batteriocine, che sopprimono gli altri streptococchi. Oggi quindi, per pazienti affetti da tonsilliti recidivanti, oltre le comuni terapie, è possibile utilizzare l’arma batterica, inducendo una colonizzazione del cavo orale e delle alte vie aeree da parte dello Streptococcus Salivaris. Analoghi prodotti sono stati sviluppati per influenzare favorevolmente la flora batterica del cavo orale, riducendo la carica dei batteri responsabili delle carie e rappresentano ottimi presidi per evitare ripetuti e dolorosi trattamenti odontoiatrici. Tale tipo di trattamento, totalmente naturale, ha mostrato di essere in grado in monoterapia, cioè senza altre terapie di supporto, di ridurre del 66% l’incidenza di ricadute.